Skip to main content

Sciumè: scelto per quel che so fare

Scritto il
9 Gennaio 2004
Scritto da
Luciano Nigro
Fonte

Avvocato Paolo Sciumè, d’ un tratto è diventato un personaggio. «Ah sì? E perché?». Perché fa parte del consiglio di amministrazione di Parmalat finanziaria e perché ha avuto molte consulenze al Comune di Bologna. «In Parmalat ero, e sono, parte lesa». Si costituirà parte civile? «Ma no. Però, sono stato ingannato da questi signori». Da chi è stato truffato? «Da chi ha fatto quello che tutti i giorni è sui giornali». Lei è indagato nell’ inchiesta? «Perché?». E’ probabile che tutti i consiglieri vengano ascoltati, soprattutto chi, come lei fa parte anche di un gruppo bancario (Bnl -ndr). «Non lo so, ma si chiarirà tutto e si capirà chi ha organizzato e chi, come me, era nel punto terminale di una catena dove veniva rappresentata solo una parte della verità».

E’ la seconda volta a Bologna che si parla di lei. Due anni fa l’ attuale vicepresidente della Regione Flavio Delbono chiese spiegazioni sullo strano caso di un avvocato (lei -ndr) che da consigliere di Seabo era diventato “consulente da 690 milioni di lire” e dal Comune ne prendeva 140. «Già». Poi aggiunse che considerava disdicevole che il sindaco le desse un incarico sempre per Seabo. «é stato anche detto che fine hanno fatto quelle consulenze? Abbiamo realizzato Hera, con l’ avvocato Gianluigi Serafini, abbiamo costruito una società indicata come un modello. E tutto in sette mesi». Operazione significativa, senza dubbio. Lei però dal Comune ha avuto altri incarichi.

Si è occupato anche di Atc, Fiera, Caab, Bilancio, Cineteca, Arena del Sole~ risultati? «Non sono a conoscenza di tutto. Gli incarichi erano al mio studio, non a me. E qui siamo in tanti». Quanti? «Una ventina tra Milano, Roma e Bologna. Perché le interessa tanto?». Perché lei è importante, ma poco conosciuto. Sta in Mediolanum con Marina Berlusconi, nel consiglio della Scala di Milano con Tronchetti Provera, presiede l’ istituto Sacro Cuore e da quattro anni lavora tanto con il Comune di Bologna. Perché? C’ entra la sua appartenenza a Comunione e Liberazione? «Questo, se permette, non c’ entra nulla. E’ un fatto personale». Nessuno mette in discussione le sue capacità, avvocato~ «~appunto, sono un tecnico, vorrei essere valutato per quello che faccio. E a Bologna lavoravo anche prima». Da quando? «Dal ’93, scelsi Bologna perché c’ era un giovane commercialista con il quale mi associai». Posso chiederle chi era? «No». Comprometterebbe il suo nome? «Non lo dico e basta».

Perché non vuole parlare di Cl? Lei è una colonna del movimento di don Giussani. «Chi lo dice?». Internet. Basta leggere l’ intervista che le hanno fatto per i 20 anni del riconoscimento papale del Movimento. C’ è anche scritto che lei ha 60 anni, è nato a Carpi, ha tre figli (Pietro, Giorgio e Camilla) e due nipoti. «Se è per questo, stanno diventando tre anche i nipoti. Quanto a monsignor Giussani, era il mio professore di religione». E lei era nel movimento fin dalla nascita? «Era il mio prof. di religione, punto. Ma questo non c’ entra niente con il mio lavoro». Pensa che con un’ amministrazione di diverso colore avrebbe avuto tanti incarichi? «Non lo so, è una domanda astratta, magari avrei lavorato anche di più. Se mi scelgono penso che sia per ragioni di fiducia, anche personali».

Parla del sindaco Giorgio Guazzaloca? Quando lo ha conosciuto? Quando era presidente della Camera di Commercio? «Prima ancora, credo che la stima fosse precedente. Ma perché mi chiede tutte queste cose?». Lei è un personaggio, gliel’ ho detto, Parmalat, Cremonini, Bnl, fa tante cose, è ascoltato in Comune e ogni tanto la tirano in ballo. «Non sono abituato a parlare con i giornalisti». C’ è anche questo sul Web: conferenze tante, interviste poche. A proposito, posso chiamare il fotografo per avere una sua immagine? «Questo no. E le assicuro che la mia immagine su Internet non la troverà». Paura dei riflettori? «Le pare che abbia paura? Se avessi qualcosa da nascondere le avrei risposto? Io però faccio il consulente, scrivo contratti, è giusto che chi fa il mio mestiere lavori, ma senza comparire. Io almeno la penso così».

Molti vedono in lei l’ avvocato milanese, modello Formigoni, che colonizza Bologna. Ci si ritrova? «Per niente, la politica non c’ entra. Sono un legale e un tecnico che lavora qui come a Modena, Imola e Roma e vorrebbe essere valutato per quello che fa».